Al Mastio della Cittadella di Torino (ingresso da via Avogadro) è stata inaugurata il 9 febbraio la mostra fotografica di Paolo Siccardi “La lunga notte di Sarajevo: 5 aprile 1992 – 29 febbraio 1996”, in occasione dei trent’anni dall’assedio della capitale della Bosnia.
“Nel 1706 la Cittadella in cui ci troviamo – ha ricordato il presidente del consiglio regionale Stefano Allasia – ha resistito per un decimo del tempo dell’assedio di Sarajevo. Possiamo solo immaginare quanto sia stato duro e doloroso per la popolazione di Sarajevo, sopportare 1425 giorni di assedio, quattro lunghi anni. In queste fotografie vediamo come la gente, nonostante tutto, abbia imparato ad andare avanti lo stesso, come oggi succede in un’altra guerra europea, in Ucraina. E’ importante che tutti noi ci rendiamo conto di cosa è successo allora e di cosa sta succedendo oggi alle popolazioni dell’ Ucraina”.
Le immagini del fotoreporter torinese Paolo Siccardi testimoniano le atroci vicende della città bosniaca chiusa per quattro anni in un durissimo assedio. “Queste fotografie – ha detto Siccardi durante la presentazione – sono il frutto di undici viaggi che ho fatto in Bosnia. Vogliono essere una sorta di radiografia della situazione in cui la gente di Sarajevo viveva nonostante i continui bombardamenti e gli spari che arrivavano dalla collina che sovrasta la città”.
La mostra presenta trenta immagini in bianco e nero di grande formato, suddivise in cinque sezioni, e un video con ulteriori immagini, per trasmettere l’angoscia delle persone intrappolate, la vita sotto le continue esplosioni e gli spari dei cecchini, il silenzio assordante della morte e delle esplosioni. Il forte desiderio di vita in quel periodo a Sarajevo si è manifestato anche attraverso la difficile continuità della vita artistica della città: la musica e il teatro hanno contribuito a recuperare un surreale senso di normalità che il fotografo è riuscito a cogliere. L’immagine più significativa mostra il musicista Vedran Smailović, in smoking con il suo violoncello, che suona in mezzo alla città devastata.
Le fotografie di Paolo Siccardi, i testi di Marco Travaglini e di Michele Ruggiero chiedono di osservare ogni dettaglio, di percepire la sofferenza e non dimenticare gli orrori che sempre la guerra causa alle vite delle persone comuni.
L’esposizione, curata da Tiziana Bonomo, è realizzata dall’associazione La Porta di Vetro, con il sostegno del Consiglio regionale del Piemonte e del Comitato Diritti Umani, in collaborazione con il Museo di Artiglieria e l’Associazione Artiglieri d’Italia e il patrocinio della Città di Torino.
All’inaugurazione hanno partecipato anche: il direttore del Museo storico dell’Artiglieria Tenente colonnello Gerardo Demo, i dirigenti nazionali e torinesi dell’Anarti Generali Pierluigi Genta ed Epifanio Pastorello, il vicepresidente del Comitato Diritti Umani Giampiero Leo, l’assessore alla multiculturalità del Comune di Torino Gianna Pentenero, la curatrice Tiziana Bonomo e il presidente dell’associazione La Porta di Vetro Michele Ruggiero.
La mostra “La lunga notte di Sarajevo” rimarrà aperta al pubblico al Mastio della Cittadella (ingresso laterale da via Avogadro) fino al 19 marzo 2023. Orario: tutti i giorni dalla 9 alle 19. Ingresso libero.
Info: infomuseoart@gmail.com, tel. 011.56033124; laportadivetro@gmail.com
Paolo Siccardi fotografo
Il suo percorso professionale inizia documentando a Torino le lotte operaie e la fine degli Anni di Piombo, i primi processi per terrorismo. I suoi reportage più significativi: la guerra in Afghanistan durante l’invasione sovietica nel 1986 che seguirà fino al 2009 con la missione Isaf. Il Nicaragua sandinista e nel 1991 la prima guerra del Golfo con l’Iraq di Saddam Hussein. Per dieci anni segue i conflitti nell’ex Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Bosnia, Macedonia fino al 1999 in Kosovo). È in Romania prima e dopo la caduta del regime di Ceausescu per seguire la condizione dei bambini sieropositivi e i ragazzi di strada. Viaggia in Africa nord-occidentale (Libia, Marocco, Senegal, Costa d’Avorio, Repubblica Popolare del Benin e Togo). Dal 2000 inizia la sua collaborazione con Famiglia Cristiana che lo porta in Sud Sudan con i progetti di Unicef, Amref e Flying Doctors per documentare la condizione umanitaria e lo scoppio del conflitto. Nel 2012 è in Siria nella città assediata di Aleppo, a Gaza e West Bank per seguire i progetti dell’Ong Oxfam. Nel 2015 inizia un lavoro sul conflitto nel Donbass in Ucraina che lo porta più volte in quella regione. Dal gennaio 2016 documenta le rotte migratorie e i profughi in fuga dalle guerre attraverso la Western Balk Route.
Nel 2002 vince il premio giornalistico promosso dall’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo nella categoria “Fotografia. Reportage di guerra”. Nel 2017 ha ricevuto la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per la partecipazione alla mostra fotografica collettiva Exodos.