In occasione della Giornata nazionale delle vittime degli incidenti sul lavoro, che si è celebrata domenica 10 ottobre, il Consiglio regionale ha ricordato gli 80 lavoratori che hanno perso la vita nel 2020.
Per il presidente Stefano Allasia, “La giornata deve essere un’occasione preziosa per riflettere sui dati. I numeri ci dicono che, rispetto al 2019, c’è stato un preoccupante aumento: questo ci deve rendere più consapevoli della necessità di far crescere la cultura e l’impegno della sicurezza nei luoghi di lavoro.
La sicurezza di chi lavora è una priorità sociale ed è uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Non possiamo accettare passivamente queste tragedie. Sono stati compiuti importanti passi in avanti nella legislazione, nella coscienza comune, nell’organizzazione stessa del lavoro. Ma tanto resta da fare. Questo deve essere comunque un momento di richiamo forte al tema della sicurezza sul lavoro. Troppo spesso purtroppo la sicurezza, la prevenzione, la formazione sono considerati costi e impedimenti di cui fare a meno.
Il numero di questi incidenti, causati dal mancato rispetto di norme esistenti resta infatti inaccettabile, ma possono e devono essere evitati richiamando alla responsabilità tutte le parti, politiche, sociali e imprenditoriali.
Il nostro pensiero oggi va innanzitutto alle vittime e al profondo dolore dei loro familiari, cui esprimiamo una sincera vicinanza”.
L’assessore ai Rapporti con il Consiglio, Maurizio Marrone, in sostituzione dell’assessore al Lavoro Elena Chiorino, ha esposto in Aula le cifre e la posizione della Giunta.
“Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail in Piemonte fino ad agosto sono state 25.268, il 7.7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020, mentre a livello nazionale si registra un +8.5%. La flessione delle denunce è legata quasi esclusivamente alla componente femminile (-22.4%), mentre aumenta quella maschile (+6.3%). Sulla diminuzione ha gravato molto la pandemia Covid, che ha colpito soprattutto le lavoratrici. Prevenzione e formazione devono diventare una strategia per mettere in sicurezza tutti i processi produttivi, con maggiori controlli ed un coordinamento mirato degli interventi. Ė necessario riportare l’attenzione nelle fabbriche, come in ogni luogo di lavoro, dalla sola sicurezza legata alla pandemia, alla prevenzione degli infortuni. La sicurezza sul luogo di lavoro è un diritto sacrosanto, non è demandabile ai singoli e alle sole aziende: oltre alla prevenzione per i rischi già conosciuti, stiamo assistendo a profondi cambiamenti nei nostri luoghi di lavoro e nei modi di lavorare e, mai come in questo momento, abbiamo bisogno di sistemi per la sicurezza e la salute che riflettano queste trasformazioni”.
Per Monica Canalis (Pd) “È necessario intervenire a monte sulla cultura della legalità sul lavoro. La prevenzione non è un costo, ma un investimento che ritorna in diversi ambiti. L’importanza di investire su tecnologie, banche dati, assunzione di nuovi ispettori, aumento delle sanzioni ed emersione del lavoro nero è un punto su cui il governo sta già lavorando. Infine, solo con più formazione, promossa anche dalle Regioni, si può fare più prevenzione e limitare questa ferita sociale troppo silenziosa, che è stata ancora più rilevante nei mesi della pandemia”.
“Dobbiamo riflettere su cosa non funziona – ha spiegato il capogruppo Fdi, Paolo Bongioanni – non ha senso che il lavoro porti via delle vite. La sicurezza è elemento indispensabile e va sanzionato chi non rispetta le regole. Dobbiamo impegnarci, maggioranza e opposizione, per usare al meglio i fondi del Pnrr e migliorare i luoghi di lavoro”.
“Rientriamo a stento e con fatica da una pandemia che ha messo in discussione anche il nostro approccio al lavoro – è la riflessione di Francesca Frediani (M4o) – è importante diffondere la cultura della sicurezza e ognuno deve fare la sua parte. Dobbiamo essere vicini a tutti i lavoratori che hanno timore di pretendere ciò che invece deve essere garantito. Non dimentichiamo, poi, il tema delle morti mentre ci si reca al posto di lavoro, molto possiamo fare anche sulla riduzione del traffico e sulla sicurezza degli spostamenti”
Per Alessandra Biletta (Fi) “il dramma delle morti sul lavoro non può lasciare indifferente la politica. Il lavoro sui protocolli deve essere da stimolo su un lavoro partecipato che coinvolga anche lavoratori e lavoratrici. La Regione Piemonte ha già investito milioni di euro sulla bonifica dei siti di amianto, ma ci sono ancora tante vicende giudiziarie irrisolte che riguardano anche gli ex lavoratori Ogr. Va affermato il principio che nella nostra regione non si possono sacrificare impunemente le vite di chi lavora”.
“In tutta Italia la “ripresa” a pieno regime delle attività ha come rovescio oscuro della medaglia una strage continua sui luoghi di lavoro – ha dichiarato Marco Grimaldi (Luv) – l’aumento dei profitti regalati alle imprese è stato garantito più dai rapporti di forza che dall’effettiva redditività. Conosciamo bene la ricetta: per fare soldi è sufficiente risparmiarli sulla sicurezza e sui salari di lavoratori ricattabili che accettano condizioni insostenibili”.
“Anche quest’anno i dati sono preoccupanti – è il commento di Sara Zambaia (Lega) – dobbiamo andare oltre l’indignazione e dobbiamo mettere in campo interventi specifici. Alcuni decessi sono causati da fatalità, ma quello che possiamo fare è creare cultura dell’impresa sana e ho depositato un odg dove propongo alcuni interventi su cui possiamo lavorare come regione, a partire dal sostegno economico e psicologico delle famiglie colpite da questi lutti”.
Per Sean Sacco (M5s) “Oltre al doveroso ricordo, servono fatti concreti. È urgente intervenire per prevenire ed assicurare la giustizia alle vittime ed alle loro famiglie. Per questo lavoriamo per l’istituzione di una Procura nazionale del Lavoro. Una struttura speciale, composta da un pool di magistrati dedicati all’indagine ed alla prevenzione degli incidenti sul luogo di lavoro: uno strumento fondamentale per la raccolta dati, per evitare la frammentazione delle indagini e un punto di riferimento per gli organi di vigilanza”.
“Sono tante le cause che portano a questo Consiglio – ha commentato Silvio Magliano (Moderati) – sia i decessi e sia gli infortuni che hanno interrotto la vita lavorativa di molte persone. Bisognerà, senza ipocrisia, discutere di come le aziende affrontano il tema delle sicurezza e delle difficoltà che le portano a rinunciare ai costi per garantirla. La politica deve mettere in campo risorse per la formazione, per i controlli e per ridurre il costo del lavoro, liberando fondi da reinvestire per un lavoro più sicuro”.
“La sicurezza del lavoro è uno degli elementi fondamentali della nostra società – ha spiegato Mario Giaccone(Monviso) – ma le economie avanzate non riescono a garantire la tutela dei lavoratori. Se sosteniamo l’importanza di formazione e sanzioni, non possiamo dimenticare il tema più generale del potere delle multinazionali e della forbice con gli “ultimi” che, per necessità, accettano lavori sempre più precari e poco tutelati”.
Alla seduta hanno partecipato il diirettore regionale dell’Inail, Giovanni Asaro, e i consiglieri nazionali Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), Elio Balistreri (reggente della sede di Torino), Fabio Schianta (reggente della sede di Novara e Valerio Idile (amministrazione sede di Torino e del Piemonte).
ARTICOLO PRESO DA:
http://www.cr.piemonte.it/web/comunicati-stampa/comunicati-stampa-2021/524-ottobre-2021/10374-allasia-sicurezza-sul-lavoro-e-priorita-sociale