Emanuele Artom è una delle figure simbolo della Resistenza a Torino.
Giovane insegnante e commissario politico partigiano ebreo, fu trucidato dai nazisti il 7 aprile del 1944 nel braccio tedesco delle “Nuove” e il suo cadavere non venne mai ritrovato.
Nel dopoguerra gli viene dedicata una una piazza in città e la comunità israelitica torinese gli ha intitolato una scuola media. L’Università di Torino lo ricorda con una lapide, collocata nella biblioteca della Facoltà di Lettere. Giovedì 18 marzo si è svolta la tradizionale “Marcia Emanuele Artom”, evento patrocinato dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale e promosso dalle Comunità Ebraiche di Torino, Casale Monferrato e Vercelli e dalla Comunità di Sant’Egidio, con l’adesione della sezione Nicola Grosa dell’Anpi.
Quest’anno, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, l’evento si è svolto online e si è concentrato sul tema “le parole per costruire il futuro”, con le riflessioni e gli interventi degli allievi delle Scuole medie inferiori coinvolte.
“Voglio ringraziare i promotori per l’impegno e per la scelta del tema dell’incontro – è il commento del presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia – interrogarci “sulle parole per costruire il futuro” è un compito che deve impegnare tutti, a partire da chi ricopre responsabilità pubbliche.
Il futuro è incerto per definizione e non è la prima volta che il mondo cambia. Mai però lo ha fatto così rapidamente, mettendoci di fronte a prove così difficili in tempo di pace, con una emergenza sanitaria globale, di cui proprio oggi ricordiamo le vittime, che ha reso più difficile e complicata la vita di tutti quando non addirittura ha comportato grandi dolori e lutti.
La prima sfida che dovremo affrontare sarà quella di preparare gli studenti a gestire il cambiamento in un mondo che muta velocemente; un mondo dove i giovani devono prepararsi a trasformare la realtà, per costruire il loro futuro. Qui c’è l’elemento di continuità, una “staffetta generazionale”, con la lotta e l’impegno di Emanuele Artom e dei tanti che, come lui, non esitarono a battersi non solo per la riconquista delle libertà soffocate dalla dittatura ma anche un’idea diversa di società, più giusta e senza discriminazioni, capace di immaginare un domani diverso”.
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